La prima passione di Carlo Parola fu la bicicletta; suo padre (scompar terjemahan - La prima passione di Carlo Parola fu la bicicletta; suo padre (scompar Bahasa Indonesia Bagaimana mengatakan

La prima passione di Carlo Parola f

La prima passione di Carlo Parola fu la bicicletta; suo padre (scomparso prematuramente per una crisi cardiaca) ne costruì una per il figliolo, un autentico gioiello di tecnica e leggerezza. Parola abitava vicino al Motovelodromo ed imparò a solo otto anni a tenersi in equilibrio sulle curve in cemento ed a provare qualche sprint.

Nell’intervallo tra una prova di velocità ed una di mezzofondo, “Carletto” inforcava la sua bicicletta ed inanellava 3 o 4 giri in piena velocità, tra gli applausi della folla divertita e stupita. Dalla pista alla strada il passo fu breve ed in una corsa Torino - Bardonecchia e ritorno, in due tappe, fece cose strepitose, classificandosi 1° nella tappa con arrivo a Bardonecchia, 3° in quella con arrivo a Torino, e 2° in classifica generale.

Racconta: «Andavo veramente forte in salita, peccato che non fossi altrettanto bravo in discesa. Ma a rendermi prudente era stata una brutta caduta, piombando a valle da Pino Torinese, con serie conseguenze, la frattura di un braccio. Fu il calcio che spuntò nei miei orizzonti qualche anno dopo la morte di mio padre. Abitavo a Cuneo, dove non c’era il Velodromo, ma dove esisteva il campo sportivo: e fu là che presi confidenza con la sfera di cuoio e mi convertii a quello che giudico ancora oggi il più bel gioco del mondo. Quando tornai a Torino, insieme ad alcuni amici appassionati, fondai una squadretta che, dal nome del corso adiacente al prato sul quale si giocava, venne chiamata Brianza. Avevo appena dieci anni, ma ricordo che in quella compagine feci di tutto, dal difensore al centravanti, dal mediano all’ala e persino il portiere. La nostra squadretta non tardò a farsi un proprio nome ed ebbe anche i suoi tifosi che, domenicalmente, la seguivano, spingendosi in audaci trasferte magari fino a “Porta Susa”».

La prima vera squadra in cui giocò Carlo Parola fu il Vanchiglia, nel 1935; Parola aveva notevoli qualità e non poteva non essere notato anche dai numerosi osservatori dei grandi club, fra i quali la Juventus. “Carletto” si trasferì alla squadra del Dopolavoro Fiat e di qui alla Juventus, dopo che Umberto Caligaris aveva portato ai dirigenti juventini referenze molto positive sul conto del giovane centromediano.

Caligaris era l’allenatore della Juventus ed uno dei problemi più grossi era la sostituzione di Luisito Monti, che aveva lasciato il club bianconero. “Berto” provò Varglien II°, un talento calcistico molto adattabile a qualsiasi ruolo, ma la soluzione non soddisfò molto l’allenatore, anche se la Juventus concluse il campionato 1939/40 al 3° posto, dietro al Bologna ed all’Ambrosiana campione.

“Carletto” Parola, per interessamento di Sandro Zambelli, venne trasferito dal Fiat alla Juventus; quello che sarebbe diventato uno dei più grandi terzini centrali sistemisti del mondo, un classico nel suo ruolo, giocava mezzala, se non addirittura centravanti. Poi le necessità di squadra lo arretrarono in seconda linea, ruolo nel quale esordì in campionato, il 3 dicembre 1939. Quella domenica la Juventus ospitava il Novara e Caligaris decise di far debuttare “Carletto”, diventato ormai il suo pupillo. Parola giocò una buona partita, scatenando gli applausi a scena aperta dei tifosi bianconeri e l’entusiasmo dei propri tifosi personali, la cosiddetta “Banda della Brianza”, che tentò addirittura di invadere il campo per festeggiare il giocatore.

Il triste giorno della morte di Caligaris, Parola provò un dolore incredibile; non aveva perso solo l’allenatore, ma un secondo padre. “Viri” Rosetta non se la sentì di raccogliere l’eredità del suo grande amico scomparso ed allenatore diventò Felice Borel, l’ineguagliabile centrattacco della Juventus del quinquennio. I rapporti tra “Farfallino” e Parola non furono perfetti, perlomeno all’inizio; il primo era un assertore convinto del “sistema”, il difensore, invece, era fedele al “metodo” e le differenze tattiche tra i due moduli di gioco erano fondamentali per il ruolo del centromediano. “Carletto”, da persona intelligente quale era, non ci mise molto tempo a capire i concetti basilari del “sistema”, adattandosi al nuovo modo di giocare.

Carlo Parola va considerato come uno dei più grandi stopper del calcio europeo moderno; la classe e l’intelligenza del giocatore non potevano di certo sfuggire a Vittorio Pozzo che schierò il bianconero nella Nazionale giovanile, contro l’Ungheria. Lo stopper titolare di quella formazione era Todeschini, ma Pozzo convocò ugualmente Parola e gli affidò la maglia numero quattro. La partita venne giocata a Torino il 6 aprile 1942 e furono gli azzurrini ad imporsi con il risultato di 3-0. Il 6 gennaio 1943, in occasione di un successivo incontro con la Nazionale giovanile croata, Pozzo schierò Parola nel suo ruolo naturale.

Il salto nella Nazionale maggiore avvenne a Zurigo, la prima gara dopo la fine della guerra, contro la Nazionale elvetica. Pozzo scelse il blocco del Torino, ad eccezione di Sentimenti IV° in porta, Parola stopper, Biavati all’ala destra e Piola centravanti. La partita terminò con l’inconsueto risultato di 4-4.

La sua fama internazionale di Parola aumentò notevolmente qualche anno dopo quando si volle organizzare il “Match del secolo”, il 10 maggio 1947 a Glasgow tra la Gran Bretagna e la rappresentativa d’Europa. A rappresentare il calcio europeo vennero mandati in campo: Da Rui (Francia), Peterson (Danimarca), Steffen (Svizzera), Carey (Eire), Parola (Italia), Ludl (Cecoslovacchia), Lambrechts (Belgio), Gren (Svezia), Nordhal (Svezia), Wilkes (Olanda), Præst (Danimarca). Il “Resto d’Europa” fu sconfitto per 4-1, ma i giudizi dei critici di tutto il mondo furono unanimi nel complimentarsi con Parola per l’ottima partita. Dal giorno, “Carletto”, si meritò l’appellativo di “Carletto l’Europeo”.

«Per me fu un grande onore e cosi penso, per il calcio italiano. Le altre nazioni europee indugiavano nel riprendere i contatti con noi: la guerra aveva lasciato il segno anche nello sport. I selezionatori mi videro all’opera a “San Siro” nella mia seconda prova in azzurro. L’11 novembre 1945 a Zurigo avevo esordito contro la Svizzera: il 1° dicembre dell’anno successivo Pozzo mi confermò contro l’Austria che battemmo per 3-2 (con la Svizzera avevamo fatto 4-4). Io giocai abbastanza bene, feci una delle mie rovesciate, ma in quell’occasione ci fu una grandissima partita da parte di Maroso che avrebbe meritato di giocare nella selezione europea. Scelsero soltanto me cosi partii tutto solo per la Olanda. Ci allenammo a Rotterdam, dove conobbi Wilkes, asso del calcio locale, eppoi Nordhal, Præst e così via dicendo.
Il 7 maggio giocammo a Glasgow in uno scenario indimenticabile. Gli stadi sudamericani dovevamo ancora scoprirli e quelli italiani erano piuttosto piccoli: Glasgow, invece, conteneva 150.000 spettatori, una cosa impressionante, cosi come restò indimenticabile quella partita contro i campioni britannici. Ricordo che nello stesso anno, la Juventus andò a giocare in Svezia contro una squadra di cui non ricordo il nome. Ricordo bene, invece, il nome di un’ala sinistra che ci fece impazzire: si chiamava Liedholm, era giovanissimo, due anni dopo sarebbe venuto in Italia assieme ad altri fuoriclasse del suo paese.
“Però”, commentammo alla fine dell’incontro “quell’ala non stonerebbe in Italia”.
Più avanti ci fu l’invasione straniera, arrivarono in tanti, anche per la Juventus. Nordahl fu ingaggiato dalla Juventus, se non che venne poi smistato al Milan in cambio di Ploeger. Peccato, perché i nostri due scudetti potevano essere con lui almeno cinque. Perché fu Nordhal successivamente ad indicare alla sua società i nomi di Liedholm e di Gren ed a farli venire in Italia dopo avere constatato di persona che nel nostro paese si stava bene. Pensate se quei tre fossero finiti alla Juventus: un attacco composto da Boniperti, Gren, Nordhal, Liedholm e Præst avrebbe fatto almeno 150 goal!»

In Italia, invece, gli fu affibbiato il soprannome di “Nuccio Gauloises” riferito alla marca di sigarette che solitamente fumava, ma la consacrazione definitiva avvenne quando la famiglia Panini decise di utilizzare una fotografia di “Carletto” che effettua in perfetto stile una rovesciata, come simbolo del proprio album di figurine. Per tutti i bambini italiani, Parola diventò “quello della rovesciata”.

Appesi gli scarpini al chiodo, un uomo tanto competente e tanto esperto di calcio decise continuare il suo rapporto con la Juventus, in qualità di tecnico. Parola diventò per la prima volta allenatore (con Cesarini direttore tecnico) nel campionato 1959/60 e venne riconfermato per due stagioni successive (1960/61 e 1961/62) prima con Gren e poi da solo. Carlo tornò poi alla Juventus all’inizio del campionato 1974/75 conquistando lo scudetto e concludendo al secondo posto la stagione successiva.



DI VLADIMIRO CAMINITI:

Non esiste un altro, nella storia del calcio nostro, che emuli Parola nel suo modo di essere campione. È vero, c’era stato Rosetta, ma con Parola l’esercizio virtuoso diventa stile. Con Parola, il calcio parla al mondo, quel mondo di un’Italia ancora sbigottita se non disfatta che sgrana gli occhi su tutto, non ci sono più ideali, ogni valore è stato frantumato in un mare di sangue, ma si riaprono gli stadi e Parola esegue la sua rovesciata per tutti gli umili e diseredati, disegna l’illusione con la sua acrobazia meditata; la sua rovesciata, in Italia, contende alla pizza napoletana il primato della popolarità.

Parola nasce in una famiglia che è un grumo di ristrettezze. Torino non è solo piazza San Carlo, ed i Savoia sono da tre anni in esilio, nel 1949, quando Parola è celebre. L’Italia è una Repubblica, Parola è l’alfiere di una Juventus che gioca un calcio stellare, non troppo istintivo. con un ragazzo biondo che abbaglia per i suoi goal freddi e poetici (Boniperti). Il papà di Carlo, detto Nuccio, è morto precocemente, vittima di un suo stesso vizio: si era accoppato
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Pertama gairah Carlo Parola adalah Sepeda; ayahnya (yang meninggal prematur untuk serangan jantung) dibangun satu untuk anak laki-laki, permata otentik teknologi dan ringan. Kata tinggal dekat Motovelodromo dan belajar hanya delapan tahun untuk menjaga keseimbangan pada beton dan kurva untuk mencoba setiap Sprint.Dalam interval antara tes kecepatan dan jarak menengah, "Carletto" inforcava Sepeda-nya dan inanellava 3 atau 4 putaran dalam kecepatan penuh, antara tepuk tangan penonton geli dan kagum. Dari trek ke jalan atas adalah singkat dan di Turin-Bardonecchia dan kembali, dalam dua tahap, memiliki hal-hal besar, menyelesaikan tahap 1° dengan kedatangan di Bardonecchia, 3° yang dengan kedatangan di Turin, dan 2° dalam klasemen keseluruhan.Bercerita: ' aku benar-benar kuat akan menanjak, terlalu buruk itu tidak cukup sebagai baik menurun. Tetapi untuk membuat hati-hati jatuh buruk, menukik turun dari Modiin, dengan konsekuensi yang serius, patah lengan. Itu sepak bola yang bermunculan di cakrawala saya beberapa tahun setelah kematian ayah saya. Aku tinggal di Cuneo, mana ada tidak ada Velodrome, tetapi mana adalah Lapangan: itu ada yang mengambil kepercayaan dengan kulit bola dan convertii saya untuk apa yang saya anggap permainan yang paling indah di dunia. Ketika aku kembali ke Turin, bersama dengan beberapa teman, penggemar menemukan braket yang, dari nama kursus berdekatan dengan rumput yang dimainkan, bernama Brianza. Aku hanya sepuluh tahun, tapi saya ingat bahwa tim melakukan segalanya dari pembela untuk pusat ke depan, dari terbang-setengah untuk sayap dan bahkan kiper. Tanduk kami segera mendapatkan nama sendiri dan juga memiliki penggemarnya itu, domenicalmente, diikuti, mendorong di berani perjalanan mungkin sampai "Porta Susa"».Tim nyata pertama yang mana ia memainkan Carlo Parola Vanchiglia, pada tahun 1935; Kata telah luar biasa dan tidak bisa, tapi melihat bahkan oleh banyak pengamat dari klub-klub besar, termasuk Juventus. "Carletto" pindah ke tim Dopolavoro Fiat dan Juventus, setelah Umberto Caligaris Juventus manajer dibawa sangat positif referensi ke rekening pemain muda.Caligaris adalah pelatih Juventus dan salah satu masalah terbesar adalah penggantian Luisito Monti, yang telah meninggalkan klub Juventus. "Food" mencoba Varglien II °, sepak bola bakat sangat beradaptasi dengan peran apa pun, tetapi solusi yang tidak memuaskan pelatih, walau Juventus berakhir Liga 1939/40 sampai 3 tempat di belakang Bologna dan Ambrosiana sampel.Kata "Carletto", untuk keterlibatan Sandro Zambelli, dipindahkan dari Fiat Juventus; Apa yang akan menjadi salah satu insinyur sistem terbesar dari dunia tengah pemain belakang, klasik dalam perannya, bermain sayap-setengah, jika penyerang tidak langsung. Kemudian tim perlu melangkah kembali pada baris kedua, peran yang dia memulai debutnya di Liga, 3 Desember 1939. Minggu itu, Juventus host Novara dan Caligaris memutuskan untuk debut "Carletto", menjadi murid-Nya. Kata bermain cocok, memicu spontan tepuk tangan dari para penggemar hitam-putih dan antusiasme penggemar yang pribadi, apa yang disebut "geng Brianza", yang mencoba untuk menyerang lapangan untuk merayakan pemain.Hari yang menyedihkan kematian Caligaris, kata terbukti sakit luar biasa; tidak hanya kehilangan pelatih, tapi ayah yang kedua. Rosetta "Viri" tidak terdengar untuk mengumpulkan warisan temannya besar hilang dan menjadi pelatih Felix Borel, centrattacco tak tertandingi Juventus lima tahun. Hubungan antara "Bowtie" dan kata itu tidak sempurna, setidaknya di awal; yang pertama adalah pendukung setia "sistem", Bek, bagaimanapun, adalah setia kepada "metode" dan taktis perbedaan antara dua bentuk bermain mendasar peran pemain. "Carletto", dari orang-orang cerdas yang, sana mulai waktu lama untuk memahami konsep dasar dari "sistem", beradaptasi dengan cara baru untuk bermain.Carlo Parola pergi dianggap seperti salah satu sepak bola Eropa modern terbesar stopper; kelas dan kecerdasan pemain tidak dapat pasti melarikan diri Vittorio Pozzo yang menyusun tim nasional pemuda, Juventus Hongaria. Pemegang stopper pembentukan itu adalah Todeschini, tapi Pozzo dipanggil sama kata dan memberinya Jersey nomor empat. Pertandingan dimainkan di Turin pada 6 April 1942 dan adalah pemain untuk memaksakan diri dengan hasil 3-0. Januari 6, 1943, selama pertemuan selanjutnya dengan pemuda nasional Kroasia, didukung kata dalam perannya alami.Lompat di tim senior datang di Zurich, lomba pertama setelah berakhirnya Perang, melawan tim nasional Swiss. Juga memilih Torino, kecuali perasaan 4 di tujuan, stopper, kata Biavati di sayap kanan dan penyerang Piola. Permainan berakhir dengan hasil yang luar biasa dari 4-4.Reputasinya internasional jauh diperbesar kata beberapa tahun kemudian, ketika kita ingin mengatur "Pencocokan abad", Glasgow 10 Mei 1947 antara perwakilan Inggris dan Eropa. Untuk mewakili Eropa sepak bola dikirim ke lapangan: dari Rui (Perancis), Peterson (Denmark), Steffen (Swiss), Carey (Eire), kata (Italia), Ludl (Cekoslowakia), Lambrechts (Belgia), Gren (Swedia), gosip (Swedia), Wilkes (Belanda), Præst (Denmark). "Seluruh Eropa" dikalahkan oleh 4-1, tetapi ulasan dari kritikus di seluruh dunia dengan suara bulat dalam memuji kata untuk permainan yang sangat baik. Pada siang hari, "Carletto", dia mendapat julukan "Carletto l'Europeo"."Bagi saya itu adalah suatu kehormatan besar dan saya pikir, bagi sepak bola Italia. Negara-negara Eropa lainnya berlama-lama di melanjutkan kontak dengan kami: perang telah meninggalkan jejak bahkan dalam olahraga. Kulihat peternak bekerja di "San Siro" dalam pengujian saya kedua biru. 11 Nopember 1945 di Zurich mulai melawan Swiss: 1° Desember tahun berikutnya saya menegaskan baik terhadap Austria yang melakukan berpendapat untuk 3-2 (dengan Swiss kita lakukan 4-4). Aku bermain cukup baik, aku salah satu giliran saya, tetapi pada waktu itu ada permainan besar oleh Maroso yang patut bermain dalam pemilihan Eropa. Mereka memilih hanya saya jadi aku meninggalkan semua sendirian ke Belanda. Kami berlatih di Rotterdam, di mana aku bertemu Wilkes, ACE, dan sepak bola lokal gosip, dll Præst mengatakan.Pada tanggal 7 Mei kami bermain di Glasgow di pemandangan yang tak terlupakan. Amerika Selatan Stadion kita masih menemukan mereka dan Italia yang cukup kecil: Glasgow, sebaliknya, terdapat 150.000 penonton, yang sangat mengesankan, seperti tak terlupakan pertandingan melawan juara Inggris. Ingat bahwa di tahun yang sama, Juventus pergi untuk bermain di Swedia melawan tim mereka tidak ingat nama. Aku juga ingat, sebaliknya, sayap kiri yang membuat kita gila: itu disebut Liedholm, masih sangat muda, dua tahun kemudian akan datang di Italia dengan juara lainnya negaranya."Bagaimanapun", commentammo pada akhir pertemuan "yang stonerebbe tidak sayap di Italia".Kemudian ada invasi asing, tiba di banyak, bahkan untuk Juventus. Nordahl merupakan top direkrut oleh Juventus, namun kemudian beralih ke Milan untuk Ploeger. Terlalu buruk, karena gelar liga dua kami bisa dengan dia setidaknya lima. Mengapa adalah setelah menunjukkan pedoman Liedholm untuk membuat mereka datang ke Italia setelah melihat orang di negeri itu baik-baik saja dan Gren, dan nama perusahaan Anda. Anda berpikir jika mereka tiga: Juventus selesai serangan terdiri Gren, Boniperti, gosip, Liedholm dan Præst akan melakukan setidaknya 150 tujuan!»Di Italia, namun, ia menanggung nama "Nuccio Gauloises" mengacu pada merek biasanya asap rokok, tetapi pentahbisan definitif datang ketika keluarga gulungan memutuskan untuk menggunakan kreatif "Carletto" membuat gaya terbalik, sebagai lambang album mereka patung. Untuk semua anak-anak Italia, kata menjadi "terbalik".Appesi gli scarpini al chiodo, un uomo tanto competente e tanto esperto di calcio decise continuare il suo rapporto con la Juventus, in qualità di tecnico. Parola diventò per la prima volta allenatore (con Cesarini direttore tecnico) nel campionato 1959/60 e venne riconfermato per due stagioni successive (1960/61 e 1961/62) prima con Gren e poi da solo. Carlo tornò poi alla Juventus all’inizio del campionato 1974/75 conquistando lo scudetto e concludendo al secondo posto la stagione successiva. DI VLADIMIRO CAMINITI:Non esiste un altro, nella storia del calcio nostro, che emuli Parola nel suo modo di essere campione. È vero, c’era stato Rosetta, ma con Parola l’esercizio virtuoso diventa stile. Con Parola, il calcio parla al mondo, quel mondo di un’Italia ancora sbigottita se non disfatta che sgrana gli occhi su tutto, non ci sono più ideali, ogni valore è stato frantumato in un mare di sangue, ma si riaprono gli stadi e Parola esegue la sua rovesciata per tutti gli umili e diseredati, disegna l’illusione con la sua acrobazia meditata; la sua rovesciata, in Italia, contende alla pizza napoletana il primato della popolarità.Kata dilahirkan dalam sebuah keluarga yang benjolan kesedihan. Turin bukanlah hanya piazza San Carlo, dan Wangsa Savoia dari tiga tahun di pengasingan, pada tahun 1949, ketika kata terkenal. Italia adalah Republik, kata adalah pembawa standar Juventus yang memainkan bola bintang tidak terlalu naluriah. dengan seorang anak berambut pirang yang dazzles untuk tujuan Nya dingin dan puitis (Boniperti). Carlo's ayah, kata Nuccio, meninggal dunia awal, korban kesalahannya sendiri: dia telah membunuh
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La prima passione di Carlo Parola fu la bicicletta; suo padre (scomparso prematuramente per una crisi cardiaca) ne costruì una per il figliolo, un autentico gioiello di tecnica e leggerezza. Parola abitava vicino al Motovelodromo ed imparò a solo otto anni a tenersi in equilibrio sulle curve in cemento ed a provare qualche sprint.

Nell’intervallo tra una prova di velocità ed una di mezzofondo, “Carletto” inforcava la sua bicicletta ed inanellava 3 o 4 giri in piena velocità, tra gli applausi della folla divertita e stupita. Dalla pista alla strada il passo fu breve ed in una corsa Torino - Bardonecchia e ritorno, in due tappe, fece cose strepitose, classificandosi 1° nella tappa con arrivo a Bardonecchia, 3° in quella con arrivo a Torino, e 2° in classifica generale.

Racconta: «Andavo veramente forte in salita, peccato che non fossi altrettanto bravo in discesa. Ma a rendermi prudente era stata una brutta caduta, piombando a valle da Pino Torinese, con serie conseguenze, la frattura di un braccio. Fu il calcio che spuntò nei miei orizzonti qualche anno dopo la morte di mio padre. Abitavo a Cuneo, dove non c’era il Velodromo, ma dove esisteva il campo sportivo: e fu là che presi confidenza con la sfera di cuoio e mi convertii a quello che giudico ancora oggi il più bel gioco del mondo. Quando tornai a Torino, insieme ad alcuni amici appassionati, fondai una squadretta che, dal nome del corso adiacente al prato sul quale si giocava, venne chiamata Brianza. Avevo appena dieci anni, ma ricordo che in quella compagine feci di tutto, dal difensore al centravanti, dal mediano all’ala e persino il portiere. La nostra squadretta non tardò a farsi un proprio nome ed ebbe anche i suoi tifosi che, domenicalmente, la seguivano, spingendosi in audaci trasferte magari fino a “Porta Susa”».

La prima vera squadra in cui giocò Carlo Parola fu il Vanchiglia, nel 1935; Parola aveva notevoli qualità e non poteva non essere notato anche dai numerosi osservatori dei grandi club, fra i quali la Juventus. “Carletto” si trasferì alla squadra del Dopolavoro Fiat e di qui alla Juventus, dopo che Umberto Caligaris aveva portato ai dirigenti juventini referenze molto positive sul conto del giovane centromediano.

Caligaris era l’allenatore della Juventus ed uno dei problemi più grossi era la sostituzione di Luisito Monti, che aveva lasciato il club bianconero. “Berto” provò Varglien II°, un talento calcistico molto adattabile a qualsiasi ruolo, ma la soluzione non soddisfò molto l’allenatore, anche se la Juventus concluse il campionato 1939/40 al 3° posto, dietro al Bologna ed all’Ambrosiana campione.

“Carletto” Parola, per interessamento di Sandro Zambelli, venne trasferito dal Fiat alla Juventus; quello che sarebbe diventato uno dei più grandi terzini centrali sistemisti del mondo, un classico nel suo ruolo, giocava mezzala, se non addirittura centravanti. Poi le necessità di squadra lo arretrarono in seconda linea, ruolo nel quale esordì in campionato, il 3 dicembre 1939. Quella domenica la Juventus ospitava il Novara e Caligaris decise di far debuttare “Carletto”, diventato ormai il suo pupillo. Parola giocò una buona partita, scatenando gli applausi a scena aperta dei tifosi bianconeri e l’entusiasmo dei propri tifosi personali, la cosiddetta “Banda della Brianza”, che tentò addirittura di invadere il campo per festeggiare il giocatore.

Il triste giorno della morte di Caligaris, Parola provò un dolore incredibile; non aveva perso solo l’allenatore, ma un secondo padre. “Viri” Rosetta non se la sentì di raccogliere l’eredità del suo grande amico scomparso ed allenatore diventò Felice Borel, l’ineguagliabile centrattacco della Juventus del quinquennio. I rapporti tra “Farfallino” e Parola non furono perfetti, perlomeno all’inizio; il primo era un assertore convinto del “sistema”, il difensore, invece, era fedele al “metodo” e le differenze tattiche tra i due moduli di gioco erano fondamentali per il ruolo del centromediano. “Carletto”, da persona intelligente quale era, non ci mise molto tempo a capire i concetti basilari del “sistema”, adattandosi al nuovo modo di giocare.

Carlo Parola va considerato come uno dei più grandi stopper del calcio europeo moderno; la classe e l’intelligenza del giocatore non potevano di certo sfuggire a Vittorio Pozzo che schierò il bianconero nella Nazionale giovanile, contro l’Ungheria. Lo stopper titolare di quella formazione era Todeschini, ma Pozzo convocò ugualmente Parola e gli affidò la maglia numero quattro. La partita venne giocata a Torino il 6 aprile 1942 e furono gli azzurrini ad imporsi con il risultato di 3-0. Il 6 gennaio 1943, in occasione di un successivo incontro con la Nazionale giovanile croata, Pozzo schierò Parola nel suo ruolo naturale.

Il salto nella Nazionale maggiore avvenne a Zurigo, la prima gara dopo la fine della guerra, contro la Nazionale elvetica. Pozzo scelse il blocco del Torino, ad eccezione di Sentimenti IV° in porta, Parola stopper, Biavati all’ala destra e Piola centravanti. La partita terminò con l’inconsueto risultato di 4-4.

La sua fama internazionale di Parola aumentò notevolmente qualche anno dopo quando si volle organizzare il “Match del secolo”, il 10 maggio 1947 a Glasgow tra la Gran Bretagna e la rappresentativa d’Europa. A rappresentare il calcio europeo vennero mandati in campo: Da Rui (Francia), Peterson (Danimarca), Steffen (Svizzera), Carey (Eire), Parola (Italia), Ludl (Cecoslovacchia), Lambrechts (Belgio), Gren (Svezia), Nordhal (Svezia), Wilkes (Olanda), Præst (Danimarca). Il “Resto d’Europa” fu sconfitto per 4-1, ma i giudizi dei critici di tutto il mondo furono unanimi nel complimentarsi con Parola per l’ottima partita. Dal giorno, “Carletto”, si meritò l’appellativo di “Carletto l’Europeo”.

«Per me fu un grande onore e cosi penso, per il calcio italiano. Le altre nazioni europee indugiavano nel riprendere i contatti con noi: la guerra aveva lasciato il segno anche nello sport. I selezionatori mi videro all’opera a “San Siro” nella mia seconda prova in azzurro. L’11 novembre 1945 a Zurigo avevo esordito contro la Svizzera: il 1° dicembre dell’anno successivo Pozzo mi confermò contro l’Austria che battemmo per 3-2 (con la Svizzera avevamo fatto 4-4). Io giocai abbastanza bene, feci una delle mie rovesciate, ma in quell’occasione ci fu una grandissima partita da parte di Maroso che avrebbe meritato di giocare nella selezione europea. Scelsero soltanto me cosi partii tutto solo per la Olanda. Ci allenammo a Rotterdam, dove conobbi Wilkes, asso del calcio locale, eppoi Nordhal, Præst e così via dicendo.
Il 7 maggio giocammo a Glasgow in uno scenario indimenticabile. Gli stadi sudamericani dovevamo ancora scoprirli e quelli italiani erano piuttosto piccoli: Glasgow, invece, conteneva 150.000 spettatori, una cosa impressionante, cosi come restò indimenticabile quella partita contro i campioni britannici. Ricordo che nello stesso anno, la Juventus andò a giocare in Svezia contro una squadra di cui non ricordo il nome. Ricordo bene, invece, il nome di un’ala sinistra che ci fece impazzire: si chiamava Liedholm, era giovanissimo, due anni dopo sarebbe venuto in Italia assieme ad altri fuoriclasse del suo paese.
“Però”, commentammo alla fine dell’incontro “quell’ala non stonerebbe in Italia”.
Più avanti ci fu l’invasione straniera, arrivarono in tanti, anche per la Juventus. Nordahl fu ingaggiato dalla Juventus, se non che venne poi smistato al Milan in cambio di Ploeger. Peccato, perché i nostri due scudetti potevano essere con lui almeno cinque. Perché fu Nordhal successivamente ad indicare alla sua società i nomi di Liedholm e di Gren ed a farli venire in Italia dopo avere constatato di persona che nel nostro paese si stava bene. Pensate se quei tre fossero finiti alla Juventus: un attacco composto da Boniperti, Gren, Nordhal, Liedholm e Præst avrebbe fatto almeno 150 goal!»

In Italia, invece, gli fu affibbiato il soprannome di “Nuccio Gauloises” riferito alla marca di sigarette che solitamente fumava, ma la consacrazione definitiva avvenne quando la famiglia Panini decise di utilizzare una fotografia di “Carletto” che effettua in perfetto stile una rovesciata, come simbolo del proprio album di figurine. Per tutti i bambini italiani, Parola diventò “quello della rovesciata”.

Appesi gli scarpini al chiodo, un uomo tanto competente e tanto esperto di calcio decise continuare il suo rapporto con la Juventus, in qualità di tecnico. Parola diventò per la prima volta allenatore (con Cesarini direttore tecnico) nel campionato 1959/60 e venne riconfermato per due stagioni successive (1960/61 e 1961/62) prima con Gren e poi da solo. Carlo tornò poi alla Juventus all’inizio del campionato 1974/75 conquistando lo scudetto e concludendo al secondo posto la stagione successiva.



DI VLADIMIRO CAMINITI:

Non esiste un altro, nella storia del calcio nostro, che emuli Parola nel suo modo di essere campione. È vero, c’era stato Rosetta, ma con Parola l’esercizio virtuoso diventa stile. Con Parola, il calcio parla al mondo, quel mondo di un’Italia ancora sbigottita se non disfatta che sgrana gli occhi su tutto, non ci sono più ideali, ogni valore è stato frantumato in un mare di sangue, ma si riaprono gli stadi e Parola esegue la sua rovesciata per tutti gli umili e diseredati, disegna l’illusione con la sua acrobazia meditata; la sua rovesciata, in Italia, contende alla pizza napoletana il primato della popolarità.

Parola nasce in una famiglia che è un grumo di ristrettezze. Torino non è solo piazza San Carlo, ed i Savoia sono da tre anni in esilio, nel 1949, quando Parola è celebre. L’Italia è una Repubblica, Parola è l’alfiere di una Juventus che gioca un calcio stellare, non troppo istintivo. con un ragazzo biondo che abbaglia per i suoi goal freddi e poetici (Boniperti). Il papà di Carlo, detto Nuccio, è morto precocemente, vittima di un suo stesso vizio: si era accoppato
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