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«Io e Valentino: mai una vacanza as

«Io e Valentino: mai una vacanza assieme
Non mi ha perdonato la separazione»
Pubblicato su luglio 16th, 2015
Contenuto di: Graziano Rossi*
Non credo di aver mai fatto vacanze con mio
figlio Valentino.
Abbiamo viaggiato sempre, in compenso, da un
circuito all’altro, ogni fine settimana.
Domeniche in pista, un’infinità .
Quando decidemmo la separazione, sua madre
Stefania e io, Vale aveva circa 14 anni. Per noi
non fu un avvenimento traumatico. Piuttosto
una specie di conseguenza, come capita anche ad
altri adulti, coppie che nel tempo si sciolgono
una volta compreso che le ragioni per vivere e
stare insieme si sono attenuate sino a perdersi.
Ma ho sempre pensato che quella decisione fosse
un errore, mettendomi nella posizione di
Valentino.
Lo pensavo anche mentre stava accadendo
perché dal punto di vista di un figlio o di una
figlia, la separazione dei genitori è un evento
difficile da accettare , genera delusione, una
specie di perdita. Di certo fu così per Valentino
il quale, a quell’epoca, stava affrontando il
passaggio dal motociclismo come un gioco alle
corse come una professione . In aggiunta andava
a scuola. Non aveva molte occasioni per
fermarsi. Ma aveva tutto il tempo necessario
per avvertire e misurare ciò che accadeva
attorno a lui. Anzi, sono convinto che il tema
fosse al centro della sua scena e della sua
attenzione anche se non ne ha mai parlato. Mai
una volta. Da allora, sempre. Nemmeno una
parola.
Così faccio fatica adesso ad individuare una
situazione, un momento preciso in cui le cose
cambiarono. Di certo ho la memoria della mia
percezione. Sentivo – come descriverlo non so –
un’alterazione, una sorta di distanza
aumentata , anche se continuavamo a spostarci
insieme, ad affrontare tutte quelle procedure
che riguardano una competizione.
Valentino visse malissimo quella nostra decisione
e penso che non mi abbia perdonato. Penso che
non mi perdonerà mai. Il nostro rapporto da
allora è diventato una cosa diversa, un po’
strana, anche se ormai ci ho fatto l’abitudine,
ci siamo abituati entrambi. Un po’ come se la
parentela fosse finita, sprovvista di tutto ciò
che di norma regola una relazione tra padre e
figlio sul fronte dell’affettività o dell’intimità.
Sto parlando di una condizione che Valentino ha
stabilito implicitamente e che ha imposto. Lo
dico con dispiacere ma senza vittimismo.
Forse ha ragione lui. Forse tutto ciò fa parte di
un prezzo che a suo tempo imposi a lui.
Non è accaduto lo stesso con la sua mamma. E
capisco anche questo, perché la mamma viene
salvata spesso, forse va salvata sempre.
Io ho pensato e sperato che il tempo potesse
medicare in qualche modo, ripristinando una
vicinanza più profonda. Ma ho capito che ormai
è così, per entrambi. Una decisione presa, un
capitolo chiuso per sempre, che del resto
riguarda tutto ciò che fa parte della mia vita,
compresa la mia seconda famiglia, mia figlia. Un
ambito dal quale Valentino si tiene distante.
C’è altro che ci lega. Che compensa . Ho visto
crescere e correre questo ragazzo così carico di
luce per il quale provo un amore sconfinato come
credo senta ogni padre per il proprio figlio. Lo
vedo, lo seguo, lo osservo ancora oggi, giorno
dopo giorno, lo rincorro sulle piste ogni
domenica, con sorpresa e con un’ammirazione
sempre rinnovata. Per me Valentino è questo. È
un sole che illumina e scalda comunque.
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«Io e Valentino: mai una vacanza assiemeNon mi ha perdonato la separazione»Pubblicato su luglio 16th, 2015Contenuto di: Graziano Rossi*Non credo di aver mai fatto vacanze con miofiglio Valentino.Abbiamo viaggiato sempre, in compenso, da uncircuito all’altro, ogni fine settimana.Domeniche in pista, un’infinità .Quando decidemmo la separazione, sua madreStefania e io, Vale aveva circa 14 anni. Per noinon fu un avvenimento traumatico. Piuttostouna specie di conseguenza, come capita anche adaltri adulti, coppie che nel tempo si sciolgonouna volta compreso che le ragioni per vivere estare insieme si sono attenuate sino a perdersi.Ma ho sempre pensato che quella decisione fosseun errore, mettendomi nella posizione diValentino.Lo pensavo anche mentre stava accadendoperché dal punto di vista di un figlio o di unafiglia, la separazione dei genitori è un eventodifficile da accettare , genera delusione, unaspecie di perdita. Di certo fu così per Valentinoil quale, a quell’epoca, stava affrontando ilpassaggio dal motociclismo come un gioco allecorse come una professione . In aggiunta andavaa scuola. Non aveva molte occasioni perfermarsi. Ma aveva tutto il tempo necessarioper avvertire e misurare ciò che accadevaattorno a lui. Anzi, sono convinto che il temafosse al centro della sua scena e della suaattenzione anche se non ne ha mai parlato. Maiuna volta. Da allora, sempre. Nemmeno unaparola.Così faccio fatica adesso ad individuare unasituazione, un momento preciso in cui le cosecambiarono. Di certo ho la memoria della miapercezione. Sentivo – come descriverlo non so –un’alterazione, una sorta di distanzaaumentata , anche se continuavamo a spostarciinsieme, ad affrontare tutte quelle procedureche riguardano una competizione.Valentino visse malissimo quella nostra decisionee penso che non mi abbia perdonato. Penso chenon mi perdonerà mai. Il nostro rapporto daallora è diventato una cosa diversa, un po’strana, anche se ormai ci ho fatto l’abitudine,ci siamo abituati entrambi. Un po’ come se laparentela fosse finita, sprovvista di tutto ciòche di norma regola una relazione tra padre efiglio sul fronte dell’affettività o dell’intimità.Sto parlando di una condizione che Valentino hastabilito implicitamente e che ha imposto. Lodico con dispiacere ma senza vittimismo.Forse ha ragione lui. Forse tutto ciò fa parte diun prezzo che a suo tempo imposi a lui.Non è accaduto lo stesso con la sua mamma. Ecapisco anche questo, perché la mamma vienesalvata spesso, forse va salvata sempre.Io ho pensato e sperato che il tempo potessemedicare in qualche modo, ripristinando unavicinanza più profonda. Ma ho capito che ormaiè così, per entrambi. Una decisione presa, uncapitolo chiuso per sempre, che del restoriguarda tutto ciò che fa parte della mia vita,compresa la mia seconda famiglia, mia figlia. Unambito dal quale Valentino si tiene distante.C’è altro che ci lega. Che compensa . Ho vistocrescere e correre questo ragazzo così carico diluce per il quale provo un amore sconfinato comecredo senta ogni padre per il proprio figlio. Lovedo, lo seguo, lo osservo ancora oggi, giornodopo giorno, lo rincorro sulle piste ognidomenica, con sorpresa e con un’ammirazionesempre rinnovata. Per me Valentino è questo. Èun sole che illumina e scalda comunque.
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