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(Luca Russo) – Questo commento, che

(Luca Russo) – Questo commento, che definirei fugace, avrei voluto proporvelo a giochi fatti. E invece ho deciso di portarmi avanti col lavoro. E di raccontarvi fin d’ora, e cioè prima che il parquet sancisca vinti e vincitori, della finale scudetto del campionato italiano di pallacanestro maschile tra Sassari e Reggio Emilia. Al momento la sfida vede i reggiani condurre sugli isolani per 2-1, e da giocare ci sono almeno altri due match (la serie è al meglio dei sette incontri). Dopo aver vinto gara-1 ed essersi ripetuti in gara-2, ieri sera gli uomini di coach Menetti si son dovuti arrendere al ritorno di quelli allenati da Sacchetti. Ma non è delle questioni di campo che intendo parlarvi. No. Né mi sta passando per la testa l’idea di annoiarvi con un lungo monologo sulle rotazioni difensive, sui mismatch o sulle letture offensive. Molto più semplicemente voglio farvi notare che,
indipendentemente dall’esito dell’ultimo atto, lo scudetto 2015 del basket finirà dritto per dritto sulle casacche di una formazione che non è la solita grande (l’Olimpia Milano, per esempio), ma l’inattesa piccola (Dinamo o Reggiana, per l’appunto). Evento, questo, che nel calcio italiano, dominato da logiche diverse da quelle che governano la palla a spicchi, non si verifica da almeno 24 anni. Nel 1991 toccò alla Sampdoria intrufolarsi in un albo d’oro, quello della Serie A, normalmente riservato a poche elette. Poco più di un lustro prima, fu il Verona – il magico Verona di Bagnoli, Garella, Fontolan, Briegel, Di Gennaro, Elkjaer e Galderisi – a far saltare il banco della ‘first division’ italica. Per il resto il tricolore è stato quasi sempre affare delle intramontabili big (Juventus, Milan, Inter e volendo pure Lazio, Napoli e Roma, se limitiamo lo sguardo all’ultimo trentennio). Per carità, non sto insinuando, come qualche lettore potrebbe credere, che la nostra pallacanestro sia più pulita del nostro calcio. Anche il mondo dei cesti ha avuto, in un passato nemmeno troppo passato, le sue belle gatte da pelare (avete mai sentito parlare di Baskettopoli?). Ma mi si permetta almeno di gioire per uno scudetto che finalmente ritorna in ‘periferia’. E poco importa che si tratti di quello assegnato dal basket, perché uno scudetto che ritorna in periferia è la prova provata che non bisogna essere enormi per diventare grandi. E che il pastorello Davide, anche se armato di una comunissima fionda, può sconfiggere il gigante Golia. Insomma, c’è un’occasione per tutti, anche per coloro che immaginano, sbagliando, di non potere averne manco una. Sassari o Reggio Emilia? Il quintetto in salsa straniera o quello imbottito di italiani? Per quanto mi riguarda, mai come questa volta non è essenziale schierarsi e fare il tifo per l’una o l’altra truppa. Ciò che conta è che il concetto di scudetto sia ritornato ad essere a misura d’uomo. Almeno su un campo di pallacanestro. Luca Russo
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Disalin!
(Luca)-komentar ini, yang saya akan menggambarkan sebagai sekilas, saya ingin mengusulkan untuk permainan yang dibuat. Tapi aku memutuskan untuk membawa ke depan dengan pekerjaan. Dan untuk memberitahu Anda tepat sekarang, dan itu adalah sebelum pecundang dan pemenang, membangun basket pria Italia Liga Championship akhir dari Sassari dan Reggio Emilia. Saat ini tantangan melihat Rachel mengarah pada Islanders 2-1, dan bermain ada setidaknya dua pertandingan lain (seri adalah yang terbaik dari pertemuan tujuh). Setelah pemenang Lomba 1 dan ras 2 diulang semalam pelatih Menetti pria karena menyerah kepada kedatangan mereka dilatih oleh tas. Tapi itu bukan pertanyaan yang saya ingin berbicara dengan Anda. Tidak. Atau lewat saya ke kepala ide untuk membuat Anda bosan dengan sebuah monolog panjang pada rotasi defensif, atau menyinggung bacaan ketidakcocokan. Sangat sederhana saya ingin Anda memperhatikan itu,indipendentemente dall’esito dell’ultimo atto, lo scudetto 2015 del basket finirà dritto per dritto sulle casacche di una formazione che non è la solita grande (l’Olimpia Milano, per esempio), ma l’inattesa piccola (Dinamo o Reggiana, per l’appunto). Evento, questo, che nel calcio italiano, dominato da logiche diverse da quelle che governano la palla a spicchi, non si verifica da almeno 24 anni. Nel 1991 toccò alla Sampdoria intrufolarsi in un albo d’oro, quello della Serie A, normalmente riservato a poche elette. Poco più di un lustro prima, fu il Verona – il magico Verona di Bagnoli, Garella, Fontolan, Briegel, Di Gennaro, Elkjaer e Galderisi – a far saltare il banco della ‘first division’ italica. Per il resto il tricolore è stato quasi sempre affare delle intramontabili big (Juventus, Milan, Inter e volendo pure Lazio, Napoli e Roma, se limitiamo lo sguardo all’ultimo trentennio). Per carità, non sto insinuando, come qualche lettore potrebbe credere, che la nostra pallacanestro sia più pulita del nostro calcio. Anche il mondo dei cesti ha avuto, in un passato nemmeno troppo passato, le sue belle gatte da pelare (avete mai sentito parlare di Baskettopoli?). Ma mi si permetta almeno di gioire per uno scudetto che finalmente ritorna in ‘periferia’. E poco importa che si tratti di quello assegnato dal basket, perché uno scudetto che ritorna in periferia è la prova provata che non bisogna essere enormi per diventare grandi. E che il pastorello Davide, anche se armato di una comunissima fionda, può sconfiggere il gigante Golia. Insomma, c’è un’occasione per tutti, anche per coloro che immaginano, sbagliando, di non potere averne manco una. Sassari o Reggio Emilia? Il quintetto in salsa straniera o quello imbottito di italiani? Per quanto mi riguarda, mai come questa volta non è essenziale schierarsi e fare il tifo per l’una o l’altra truppa. Ciò che conta è che il concetto di scudetto sia ritornato ad essere a misura d’uomo. Almeno su un campo di pallacanestro. Luca RussoKolumnis, Feature, Berita
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